Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Lev Tolstoj da Anna Karenina
Questa abusatissima citazione di Tolstoj mi ha decisamente triturato le ovaie.
L’ho usata spesso anche io, come la usano tutti coloro che hanno una famiglia disfunzionale. La usiamo forse per darci un contentino e dirci che nei nostri traumi familiari, nei dolori che abbiamo provato, nel disagio che probabilmente ci portiamo ancora dentro, noi siamo speciali. Più forti di chi è cresciuto in una famiglia felice, più sensibili ed empatici perché noi abbiamo visto cose che gli altri umani, quelli più fortunati di noi, si sono risparmiati.
E se invece le famiglie felici non esistessero e basta?
Se in tutte le famiglie ci fossero conflitti, parole che feriscono e segnano, comportamenti che, pur se fatti in buona fede, finiscono con il deviare l’utopia della crescita davvero serena di un essere umano?
Insomma, se a tutti quanti noi, figli di qualcuno, fosse concesso dire la verità, niente altro che la verità su come siamo stati cresciuti, sulle cose che non dovevamo vedere o sentire, sulle parole che ci sono state dette, sugli scheletri nell’armadio e gli altarini, non capiremmo di essere tutti sulla stessa barca, che ondeggia con più o meno intensità a seconda di quanto siano stati abusanti certi comportamenti?
Poi, certo, essere criticati continuamente dalla propria madre non è come essere stati picchiati da un padre, ma questa -almeno stavolta - non è una gara alla ferita più profonda.
Da qualche settimana sto riguardando Brothers & Sisters, la serie tv iniziata nel 2006 e finita nel 2011 che racconta le vicende di una numerosa famiglia americana, guidata dalla matriarca Nora - la straordinaria e da me amatissima Sally Field - che in un attimo si ritrova non solo vedova ma anche e soprattutto moglie tradita per vent’anni dal marito apparentemente perfetto, padre dei suoi cinque figli.
Figli ormai adulti, che anche prima di veder infrangere il mito della famiglia esemplare avevano già una lunga serie di problemi (dall’incapacità di vivere una stabile storia d’amore all’abuso di sostanze stupefacenti).
Figli che evidentemente nell’idillio amoroso tra padre e madre avevano intravisto con un subconscio molto attento qualcosa di imperfetto, forse un’infelicità latente, un’insoddisfazione che è decisamente tipica della maggioranza degli esseri umani.
Insomma, senza dover fare analisi sociali per cui non ho alcuna competenza e lasciandomi solo trasportare da un moto liberatorio - che a 50 anni si ripete e moltiplica ogni giorno, verso qualsiasi aspetto della vita -, io da qualche tempo mi dico e mi ripeto che non è vero che ogni famiglia infelice lo è a suo modo e che ogni famiglia felice è uguale alle altre, ma che piuttosto OGNI FAMIGLIA È QUEL CHE È e che alla fine ci salveranno l’indulgenza e la psicoterapia.
E buona festa del papà a tutte e tutti voi.
Un po’ di tempo speso bene
Sarà perché svuotando la casa dei miei genitori ho ritrovato intere vite in immagini, ma da un annetto sono tornata a creare gli album di fotografie come si faceva quando ero piccola.
Può sembrare una pratica obsoleta in un mondo di cloud e archivi digitali in cui salvare migliaia di immagini, ma un giorno ho sentito forte l’esigenza di poter toccare con mano i miei ricordi. Così mi sono messa a selezionare alcune foto scattate durante le vacanze estive del 2022 e poi ho deciso di stampare con l’app Lalalab quelle più significative, in un formato piccolino e perfetto per decorare le pagine di un album comprato sul sito di Elinor Marianne. Non ho più smesso di stampare e attaccare, e sono felice così.
Dimmi la verità: quante volte entri nel tuo archivio fotografico e sfogli le immagini di qualche anno fa? Io quasi mai, per questo ho voluto tuffarmi nella nostalgia e tornare alla carta stampata.
Se ti stai chiedendo quante volte, invece, io mi metta a guardare questi album sappi solo che ci sono un paio di pagine che sto letteralmente consumando… (e sì, in quelle pagine c’è un canetto di nome Franco!)
I prossimi appuntamenti con me
Per Un anno con Miss Marple domenica 25 marzo ci troveremo sul’omonimo gruppo Telegram per chiacchierare de Il terrore viene per posta di Agatha Christie.
Il 4 aprile per il gruppo di lettura Babele ci incontreremo online alle 20.45 per raccontarci La donna di Gilles di Madeleine Bourdouxhe. Se vuoi partecipare devi iscriverti qui.
Alcune cose che potresti fare fino al prossimo Diciannove
andare su questo profilo Instagram e recuperare gli ultimi post sui regali da fare a un bambino
ascoltare gratuitamente un libro molto bello
guardare senza spendere un euro uno dei film italiani più belli di sempre
Tra trentuno giorni sarà di nuovo Diciannove e mi ritroverai qui a parlarti di qualcosa che non è un libro.
Mangia una zeppola e fatti una carezza.
Elena
Leggerti mi stimola a fare e pensare fuori dai miei schemi, che fortuna averti incontrata quel giorno lontano ad Umbria Jazz al concerto di Sonny Rollins. Sì le famiglie felici esistono ma non sono perfette mentre in quelle infelici si sa da subito in quelle felici lo si scopre più tardi.
Cara Elena mi piacerebbe molto se volessi contattarmi per mail.. Vorrei chiederti un paio di cose... Ti ringrazio in ogni caso anche se non vorrai! Claudia